Corte Cost.
Un autista, assunto con un contratto a «tutele crescenti» (ossia dopo il marzo 2015), veniva licenziato per giusta causa. Il dipendente impugnava il licenziamento perché non rispettoso delle procedure disciplinari, chiedendo la reintegrazione. Il datore di lavoro si difendeva, tra l’altro, sostenendo che per il vizio del licenziamento lamentato dal lavoratore la legge non prevedeva «espressamente» la nullità, come sarebbe stato necessario per ottenere la reintegra.
La Corte Costituzionale, investita della questione, ha affermato che la legge delega da cui ha tratto fondamento il «Jobs act» / «tutele crescenti» prevedeva la reintegrazione per i licenziamenti nulli, senza distinguere tra nullità «espressamente» previste e nullità implicite.
Alla luce di quanto sopra, la Corte ha dichiarato fondata la questione di legittimità sottoposta al suo esame dichiarando che la legge prevede la reintegrazione in tutti i casi di nullità del licenziamento.