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La Corte Costituzionale colpisce nuovamente il «Jobs act»: ancora un ampliamento della tutela reintegratoria

Corte Cost.

Con due ormai note sentenze, la Corte Costituzionale è nuovamente intervenuta sulla disciplina prevista dal «Jobs act» in materia di licenziamenti.
La Corte ha previsto che, anche in regime di «tutele crescenti», il lavoratore ingiustamente licenziato abbia diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro (anziché al solo risarcimento economico) quando il fatto materiale posto a base del licenziamento risulti insistente.
Secondo la Corte non è giustificabile una sanzione diversa tra licenziamenti economici e disciplinari quando il vizio del licenziamento sia il medesimo (fatto insussistente).
La Corte ha parimenti considerato incostituzionale la mancata previsione della reintegrazione nei casi in cui il fatto contestato disciplinarmente al dipendente sia previsto e punito dal contratto collettivo con una sanzione conservativa (multa o sospensione).
Nel complesso, le decisioni segnano un ulteriore passo nel ritorno verso la reintegrazione quale rimedio «normale» nei casi di licenziamento viziato.

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