Corte di Cassazione, Sez. Lav.
Un dipendente di Poste Italiane S.p.A. veniva licenziato dopo che era stato condannato in sede penale per usura ed estorsione.
Ad avviso della società, il licenziamento si era reso necessario poiché la condanna aveva leso la fiducia riposta nel lavoratore.
Contrariamente a quanto deciso dal Tribunale, la Corte d’Appello di Napoli riteneva illegittimo il licenziamento perché i fatti addebitati al dipendente erano estranei al rapporto di lavoro.
La società proponeva ricorso innanzi alla Suprema Corte che ha viceversa ritenuto legittimo il licenziamento. Secondo la Cassazione, infatti, una condotta illecita posta in essere da un dipendente, seppur estranea all’attività lavorativa, può ledere il rapporto di fiducia con il datore. Ogni dipendente, afferma la Corte, non ha solo l’obbligo di rendere la prestazione ma anche quello di evitare qualsiasi comportamento extralavorativo che sia in grado di compromettere la sua affidabilità.
Ciò a maggior ragione se si svolge un’attività di natura pubblica, anche se eseguita tramite una società privata.