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La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 6468 del 12 marzo 2024 ha riconosciuto la giusta causa di licenziamento di un lavoratore che ha impiegato per scopi diversi il permesso per l’assistenza a familiari disabili previsto dalla Legge 104 del 1992. 

Cosa prevede la Legge n. 104/1992 

La legge n. 104 del 5 febbraio 1992 stabilisce i principi generali in materia di «diritti, integrazione sociale e assistenza della persona handicappata». 

Tra le altre cose, la legge riconosce al lavoratore il diritto di astenersi dal lavoro con un permesso retribuito per assistere un familiare disabile che si trovi in situazione di gravità. L’aiuto fornito al parente si può anche intendere come aiuto psicologico, psicopedagogico, tecnico. 

Per la legge è una persona handicappata chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva che sia anche causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. Numerose patologie rientrano tra quelle considerate invalidanti dalla legge 104, tra queste: 

  • le patologie congenite; 
  • quelle ematologiche; 
  • quelle reumatiche; 
  • quelle neoplastiche; 
  • le malattie rare, 

che sono correlate a gravi riduzioni della capacità lavorativa 

Nel caso trattato dalla ordinanza della Cassazione citata sopra, la dipendente di una banca è stata licenziata per assenza ingiustificata dal lavoro durante i permessi che le venivano accordati per assistere i genitori infermi. 

La banca datrice di lavoro ha provato, anche attraverso attività investigativa, che la lavoratrice, per buona parte delle ore di permesso, svolgeva altre attività. 

Questo comportamento è stato ritenuto grave a tal punto da compromettere il rapporto di fiducia con la stessa datrice di lavoro. 

 

L’utilizzo improprio dei permessi ex 104/1992 è giusta causa di licenziamento 

La Cassazione ha ribadito che il licenziamento poggiava su una giusta causa ed era quindi legittimo e confermato. 

Il principio difeso dalla legge infatti presuppone un sacrificio organizzativo del datore di lavoro che è giustificato dalle legittime esigenze di chi presta assistenza a una persona bisognosa. 

L’assenza dal lavoro se non viene impiegata per assistere i familiari disabili costituisce un uso improprio o, peggio, un abuso del diritto del lavoratore e una grave violazione dei doveri di correttezza e buona fede nei confronti sia del datore di lavoro sia dell’Ente assicurativo. 

 

Legittimità dei controlli investigativi 

Per motivare il licenziamento il datore di lavoro può legittimamente utilizzare i controlli forniti da una agenzia investigativa. Se sono finalizzati a verificare se i comportamenti del dipendente infedele possono avere rilevanza penale o costituire attività fraudolenta, sono pienamente giustificati anche secondo la Corte di Cassazione. 

 

I doveri del datore di lavoro secondo lo Statuto dei Lavoratori 

La legge e la Corte sanciscono il principio che il datore di lavoro non è tenuto a mettere a disposizione del lavoratore la documentazione relativa ai fatti contestati, salvo quando questa documentazione può essere utile al lavoratore per la sua difesa (articolo 7 della legge n. 300 del 1970).  

Nel caso di cui parliamo, la banca non solo ha specificato nella contestazione tutte le condotte imputate ma ha anche messo a disposizione della lavoratrice la documentazione degli accertamenti ispettivi.  


di Vincenzo Fabrizio Giglio – Avvocato del lavoro

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